La lapide marmorea conservata nella solitaria chiesa di Santa Maria Assunta di Piazza, sulle alture di Deiva Marina, con incisa la cosiddetta "Lettera di N.S. Gesú Cristo giunta dal Cielo", é un documento veramente unico, che ben si inquadra nel periodo della diffusione del monachesimo bobbiese nella Liguria orientale
I caratteri epigrafici consentono infatti di attribuirla senz'ombra di dubbio alla fine del VII secolo-inizio dell'VIII, epoca caratterizzata, nel Levante ligure, da un intenso impegno missionario dei monaci di San Colombano fondato sul trinomio culto-cultura-coltura.
Il testo, rivolto a imporre l'osservanza del riposo festivo e la santificazione del settimo giorno, si colloca nel contesto di un metodo di evangelizzazione che unisce alle raccomandazioni per la misericordia verso il prossimo e per il rispetto di vedove e orfani, minacce di vario genere (malattie, carestie, invasione di insetti e altri castighi) al fine di inculcare il timore di Dio in una mentalità ancora pervasa di riti e credenze pagane.
L'attribuzione dell'epigrafe ai monaci di San Colombano trova fondamento non soltanto nella vicinanza di Santa Maria di Piazza a Brugnato, ove la chiesa é dedicata a San Colombano, e alla vasta tenuta dell'Alpe Adra confermata al monastero di Bobbio da Carlo Magno nel 774, ma anche nel significativo accostamento dei nomi dei tre santi che vi sono ricordati: Michele, caro ai longobardi, Martina e Giorgio particolarmente venerati dai bizantini, quasi a voler testimoniare l'avvenuto superamento, grazie all'azione pastorale svolta dai monaci, dei contrasti religiosi e dottrinari fra ariani e cattolici.
In un'altra lapide conservata anch'essa nella chiesa di Piazza, attribuibile all'XI secolo ma recante integrazioni posteriori, figurano invece i nomi di San Colombano e di San Siro, palese indicazione della non dimenticata opera svolta dai monaci e del piú recente influsso della chiesa genovese in quest'area della Liguria di levante.