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Il Monachesimo Occidentale del VI e VII secolo

Grazie a Benedetto il monachesimo, nato in Oriente, si diffonde in tutto l’Occidente. Infatti la sua Regola influirà in modo determinante sulla storia dell’Europa. Benedetto conosce molto bene le esperienze di vita monastica realizzatesi in Oriente e anche in Occidente e, dopo diversi tentativi, dà vita ad un monachesimo cenobitico, che introduce la novità della stabilità del monaco nella comunità. L’originalità dell’intuizione di Benedetto sta proprio in questo legame del religioso con il suo monastero, nella continuità di rapporti e di presenza, nell’appartenenza totale ad una comunità.

Il monachesimo benedettino si diffonde presto in tutta l’Italia, grazie anche all’opera di papa Gregorio Magno, il quale dà alla Regola un posto preminente rispetto agli altri testi che disciplinano la vita monastica. E così in breve tempo la regola di Benedetto, ammirata per la saggezza, l'equilibrio e la discrezione, viene adottata da molti istituzioni monastiche, che pure hanno avuto una storia e un ruolo molto importante nell’alto medioevo.

E’ il caso, ad esempio, dei monasteri fondati da san Colombano e dai suoi discepoli,  che all’inizio dell’VIII secolo abbandonano  la Regula monachorum
  del fondatore, - per un certo tempo più diffusa in Europa di quella di san Benedetto –  (Udienza Generale di Papa Benedetto XVI del 11 giugno 2008) per aderire a quella benedettina. Così I monasteri colombaniani diventeranno fuori d'Italia centri di diffusione della Regola di Benedetto.

E’ però tra il IX e il XII secolo che il monachesimo benedettino diventa l’elemento fondante la cultura e la civiltà europea. Con la formazione del Sacro Romano Impero vengono unificate le regole monastiche e nell'816 Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, con l’aiuto del monaco francese Benedetto d'Aniane, fa adottare da un’assemblea di abati la Regola di S. Benedetto come la sola valida per tutto l’impero carolingio.

Da allora tutte le abbazie dell’impero, maschili e femminili, diventano benedettine ed intorno ad esse l’Europa comincia a ricostruire il proprio assetto, dopo il crollo dell’impero romano. Alle loro mura, che garantiscono ospitalità e riparo in un mondo pericoloso ed ostile, fanno capo sempre più spesso le strade percorse da pellegrini: si cancellano gli antichi percorsi per sostituirli con nuovi e più sicuri tracciati, che portano da un monastero all’altro e lungo i quali rifioriscono i commerci, gli insediamenti urbani, le aree coltivate.

In un continente ormai frammentato in diverse etnie, lingue, legislazioni, livelli di cultura reciprocamente ostili, l’unificante regola benedettina, il latino parlato da tutti i monaci, la stabilità secolare di tutti i monasteri, forniscono l’unico e il più visibile segno di unità.

Monasteri e abbazie costituiscono anche un grande fenomeno economico e sociale: a loro fanno capo i lavori di dissodamento e di bonifica, che recuperano all’agricoltura vaste aree di terreno inselvatichito da secoli di abbandono. L’apicoltura, l’olivicoltura, la viticoltura si sviluppano notevolmente, poiché al monastero servono cera per le candele, olio per le lampade, vino per la S. Messa. Nel monastero gli strumenti di lavoro vengono sempre migliorati: si passa per esempio dall’aratro di legno a quello di ferro, vengono utilizzate invenzioni meccaniche come i mulini a vento e ad acqua. Tutto questo avviene per rendere il lavoro più efficace e meno faticoso e per poter dedicare più tempo ed energie allo studio e alla preghiera.

I monaci sviluppano, inoltre, il culto e la cultura, la liturgia e l’arte: ogni monastero ha il suo scriptorium, dove si trascrivono i testi degli autori cristiani e pagani, salvandoli dalla distruzione, e si decorano i preziosi codici con splendide miniature.

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