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La Chiesa di San Colombano

La chiesa antichissima di San Colombano fu edificata nel secolo X allorchè da Bobbio, dove San Colombano aveva avuto protezione da Agilulfo, re dei Longobardi, si diffuse per l'Emilia il culto del santo abate irlandese.
La chiesa era annessa ad un castello di cui troviamo notizia nella enumerazione dei castelli antichi fatta dal Muzzi che, all'anno 1117, riporta San Colombano come "Castello matildico" (oggi non rimane traccia alcuna di questo castello ma l'area su cui sorgeva, e che comprende anche la chiesa è ancora identificata con il nome di San Colombano come risulta dalle mappe catastali).
Alla morte di Matilde di Canossa il castello decadde rapidamente ed andò in rovina principalmente a causa della fuga dei servizi della gleba per l'affermarsi del Comune cittadino di Bologna. Si pensa che le sue rovine fossero usate per costruire il nuovo castello di Piumazzo il cui perimetro venne tracciato a poche decine di metri da San Colombano. A questo propositi il Violi, riportando la cronaca bolognese di Matteo De Grifoni all'anno 1203, scrive testualmente : "Castrum Plumacium aedificatum fuit quod ante vocabatur Sanctus Columbanus". Il Muzzi poi afferma : "nell'epoca dei Comuni, i Bolognesi fabbricarono, a guardia dei confini, il castello di Piumazzo, quasi nel medesimo luogo ove prima sorgeva quello di San Colombano.
Decaduto il castello, solo la chiesa continuò a funzionare e la prima menzione che di essa abbiamo è nel decreto di Gerardo II vescovo di Bologna il quale, nel 1155, comprese la chiesa di San Colombano fra quelle di cui confermò la giurisdizione alla Pieve di Monteveglio.
Sotto la medesima Pieve è poi registrato in tutti gli elenchi dei secoli XIII, XIV, XV a titolo : "Eccl. Sancti Columbani de Plumacio"
Nel secolo XIII San Colombano era anche monastero ed "Hospitale" come si apprende da un documento nonantolano in cui si legge che nell'anno 1213 il sacerdote Don Martino Sighicelli, della chiesa di Santa Maria di Gaville in Manzolino, nel suo testamento di quell'anno lascia un soldo imperiale "al Hospitale Columbani" di Piumazzo che era unito al priorato di San Colombano
Lo stesso documento ci informa che nel 1318 Priore del monastero di San Colombano era Matteo Gorzano che venne proposto da alcuni al Vescovado di Modena, ma non l'ottenne.
Nel secolo XV San Colombano perdette d'importanza per l'affermarsi della chiesa di San Giacomo, di Piumazzo alla quale venne subordinato. Divenne poi di giuspatronato della nobile famiglia Boccadiferro per la presentazione del parroco al quale il benefico, era presentato dal vescovo.
Nel 1518 alcuni notabili di questa famiglia provvidero a restaurare la chiesa come risulta da una lapide, ancora oggi in parte leggibile, che venne affissa nella chiesa. In essa si legge : "Da tempo antico i patroni della chiesa di San Colombano, Francesco, Alessandro, Giovanni Gerolamo, Bartolomeo e Paolo Boccadiferro trovando ruinata per antichità la restaurarono dalle fondamenta nell'anno 1518".
Nella visita fattane dall'arciprete della Pieve di Monteveglio nel 1568 fu trovata in ordine ed egli scrisse : "La chiesa di San Colombano di Piumazzo è senza cura attuale : di essa è rettore D.Filippo Boccadiferro. Ha paramenti abbastanza decorosi e l'entrata di 12 scudi".
Il giuspatronato dei Boccadiferro venne esercitato fino alla fine del secolo XVIII come risulta da un documento della chiesa di Piumazzo dal quale si apprende che nell'anno 1747 rettore del beneficio di San Colombano Juspatronato della Casa Boccadiferro" era il sig. Don J Bernardino Raimondi.
San Colombano rimase anche legato per lungo tempo al culto dei morti perchè nel manoscritto estè citato troviamo . "Entro l'ottava de' morti l'Arciprete ed il Cappellano vanno a celebrare messa nell'Oratorio di San Colombano e terminata la messa dell'Arciprete si fa l'Assoluzione de' morti nel Prato ove dicasi sia il cimitero antico, come pure siano stati sepolti, in caso di straordinaria mortalità, i fedeli defunti".
L'ultima notizia su San Colombano da cui risulta ancora la sua efficienza risale all'anno 1823 nel quale è datato un inventario di tutti i beni dell'oratorio.
San Colombano aveva allora tre altari di cui due laterali l'altar maggiore. A sinistra dell'entrata vi erano l'altare della Concezione con un quadro in tela già malridotto e del quale non esiste più traccia; a destra l'altare dedicato a San Bernardino da Siena, anche questo andato perduto. Interessante si rileva l'altare maggiore ove vi era : "L'immagine del Crocefisso con quella della B.V. di San Colombano e di altri due santi, il tutto dipinto nel muro in fattezze umane". Questo affresco si indovina ancor oggi sotto l'intonaco che vi fu sovrapposto dopo che l'oratorio venne adibito ad uso profano verso la metà del secolo XIX servendo via via a fienile, a molino ad abitazione. Gli attuali proprietari vi curano la manutenzione ma troppi danni danni sono stati nel tempo arrecati soprattutto nell'interno. Sotto l'intonaco appaiono ancora gli affreschi ornamentali e i proprietari hanno provveduto a salvaguardare un affresco con una madonna con bambino.
Esternamente la struttura è ancora ben conservata nelle sue linee cinquecentesche.

Una testimonianza del tutto eccezzionale di questo avvenimento si ritrova nel manoscritto duecentesco di Innocenzo Costa dove in data 1203 sono raffigurate le Torri di San Colombano e dell'erigendo castello di Piumazzo. Purtroppo in tempi recenti qualche vandalo ha stracciato o derubato quella preziosissima pagina della quale ci rimane un ricalco eseguito dal Sig. Fabbri di Castelfranco Emilia che ci ha permesso di salvare immagini che sarebbero andate inesorabilmente perdute. In grandezza naturale esse non erano più grandi di un francobollo ma il loro valore storico resterà inestimabile.

NOTA DI ARCHEOLOGIA
Le ultime testimonianze dell'Antichissima chiesa che risale forse al IX secolo quando ancora dovevano iniziare le bonifiche monaci di Nonantola e San Colombano sulle rive del Panaro (San Calombano in ripa scultennae, secondo una testimonianza orale) sono talvolta bene evidenziati nel corpo della ristrutturazione. Notiamo, per esempio, la piccola porta che s'indovina sotto il rifacimento della facciata e, sul retro, la base del campanile. Dopo il cinquecento San Colombano fu completamente decorata e taluni degli affreschi che vi furono apposti emergono qua e là nel rivestimento. Si notano croci dipinte in rosso, sotto le gocce del cornicione del tetto, decorazioni sull'architrave di un'altare e fregi di rustica fattura. Gli affreschi più importanti sono documentati dalle fotografie ma è indubbio che di San Colombano resta ancora molto da scoprire. Infine esiste, presso la Raccolta Civica di Castelfranco Emilia, un busto aceptoc di San Colombano risalente al XVI secolo.

 

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